di Giorgio De Zorzi
La nascita della città di Udine è indicata ufficialmente nel 983, quando l’imperatore Ottone II donò cinque castelli al Patriarca di Aquileia Rodoaldo. Qui viene per la prima volta citato quello di “Udene” (l’origine del nome della città rimane tuttora incerta).
Ma molti degli storici antichi davano per certo che il fondatore della città di Udine fosse Attila, che durante l’assedio di Aquileia (452), avrebbe dato ordine ai suoi soldati di erigere un colle, portando la terra con scudi ed elmi, da cui poter ammirare la città romana in fiamme e creando così l’avvallamento ai suoi piedi, quella che oggi è Piazza I Maggio. Altri invece ne attribuivano la creazione a Giulio Cesare. La storiografia da almeno due secoli in qua invece, ha attribuito al colle origini naturali, moreniche, cioè che venne generato dalle varie glaciazioni che modellarono l’anfiteatro collinare friulano.
Rappresentazione di Attila nella cronaca ungarica di Wilhelm Dilich (sex XVI). (Foto Wikipedia)
Tuttavia, molto recentemente, alcuni studi, in parte ancora da approfondire, condotti dall’Università di Padova, sono pervenuti al risultato che il colle invece è artificiale e che la sua costruzione risalirebbe a circa 3500-3000 anni fa. Addirittura si tratterebbbe del più grande “mound” (così si chiamano in archeologia) d’Europa! Una storia, quindi, quella delle origini di Udine tutta da riscrivere.
Già, perchè oltre a questa ultima scoperta, qualche anno fa dei lavori hanno portato alla luce tracce di un aggere difensivo risalente alla media età del bronzo (1700 a.C.), prima conferma archeologica della definizione del perimetro di quello che doveva essere un castelliere (una sorta di villaggio fortificato preistorico) e che formava quindi il primo nucleo abitato presso Udine.
Il colle che domina la pianura fu probabilmente utilizzato dai Celti, forse anche per motivi religiosi e in seguito dai Romani, che certamente sfruttarono questo colle strategico per sorvegliare la pianura e i passi tra le Alpi Giulie, che erano la porta per entrare in Italia.
In epoca longobarda sul colle fu costruita la chiesa di S. Maria e probabilmente tra il IX e il X secolo il castello, forse per rispondere al bisogno di difesa in un periodo piuttosto turbolento che culminerà con le numerose e devastanti invasioni ungare. A causa del terremoto del 1222, il Patriarca Bertoldo di Andechs-Merania trasferì la propria residenza da Cividale al Castello di Udine.
La posizione centrale rispetto ai territori del Patriarcato ne fece aumentare l’importanza e il Patriarca ne favorì la crescita fondando un mercato (1223) in quella che oggi è via Mercatovecchio. Agevolò inoltre gli abitanti sulle gabelle e fondò un Consiglio. Il 12 marzo 1248, con un diploma fondò un nuovo mercato che si teneva nell’attuale piazza Giacomo Matteotti.
Anche Udine subì l’esplosione demografica del Duecento, unitamente a quella commerciale e politica, e così in rapida successione tra il 1250 e il 1300 si costruirono altre tre cerchie di mura, dopo quella che circondava il colle, per allargare la città. La quinta ed ultima cinta fu cominciata nel 1328, quando il Patriarca impensierito dalle mosse di Ludovico il Bavaro volle migliorare le difese della patria.
Questa cerchia incluse i borghi di Gemona, San Lazzaro, Aquileia, Ronchi e Pracchiuso. Ma i lavori si trascinarono a lungo e richiesero quasi un secolo per trasformare fossati, dossi e palizzate esistenti in solide mura, a causa della scarsità di soldi pubblici prosciugati dalle guerre di questo periodo.
Udine agli inizi del Quattrocento era la più importante comunità del Patriarcato, entità politica che faceva da cerniera tra il papato e l’impero e su cui molti avevano posato gli occhi, ma che gli interessi dei due grossi contendenti avevano sempre protetto.
Il 7 giugno 1420, al tramonto di questi interessi, le truppe di Venezia (che volgeva ormai i propri occhi verso la terra) entrarono a Udine, dopo aver conquistato tutto il Friuli. Questa data segna la fine del potere temporale dei Patriarchi aquileiesi. Udine diviene la capitale della nuova provincia del Friuli, con a capo un luogotenente che risiede nel castello.
I luogotenenti abellirono la città con nuove costruzioni, come la Loggia del Lionello. La città era grande e ben munita, tanto che i Turchi nelle loro invasioni lambirono soltanto i sobborghi. Il 27 gennaio 1511, un giovedì grasso, scoppiò da Udine, per estendersi a gran parte del Friuli, una rivolta. Le cernide, milizie contadine, vennero radunate da Antonio Savorgnano con la scusa di un presunto attacco degli imperiali alla città. Fomentate contro la nobiltà imperiale, iniziarono ad assassinare numerosi nobili della fazione dei della Torre.
La rivolta si trasformò in un’insurrezione generale, con cadaveri trascinati per le strade, in una drammatica fusione tra sfrenata violenza e riti carnevaleschi. Venezia inviò truppe dalla fortezza di Gradisca che riportarono l’ordine in città. Gli insorti si riversarono così nel contado, facendo infiammare altre comunità con l’assedio e l’incendio di moltissimi castelli.
La “crudel zobia grassa”, come fu indicata all’epoca, viene considerata la più prima grande rivolta contadina del XVI secolo. Poco dopo questi fatti, il 27 marzo, un tremendo terremoto distrusse il Castello fino alle fondamenta, facendo molti altri danni. Dopo, la peste imperversò per quattro mesi causando gran numero di morti nella città. Come misura di igiene, i bei palazzi affrescati vennero coperti di bianca calce.
Sigillo medievale della città di Udine.
"Pianta della città di Udine", Joseph Heintz il giovane, 1660 ca. (Udine - Musei civici del Castello)
Nel 1629 la grande carestia descritta dal Manzoni nei “Promessi Sposi”, colpì anche il Friuli e migliaia di contadini si riversarono nella città in cerca di cibo e moltissimi morirono d’inedia. Si calcola che solo a Udine le vittime furono oltre diecimila. Nel Seicento e nel Settecento si assiste alla fondazione di numerose istituzioni religiose e civili: conventi, teatri, palazzi.
Nel 1751 Papa Benedetto XIV soppresse il Patriarcato di Aquileia. Nascono così le arcidiocesi di Udine e Gorizia. Arcivescovo di Udine diventa Daniele Dolfin, che mantenne anche il titolo di Patriarca fino alla morte. Furono secoli tranquilli, ma in realtà Udine, come tutto il Friuli, seguiva Venezia nella sua lentissima ma costante decadenza, che portò a due secoli di tranquillità ma anche di immobilismo e al permanere di strutture socio-economiche di stampo feudale.
Un brusco risveglio si ebbe con l’arrivo di Napoleone, che sancì la fine della Repubblica di Venezia. Udine venne occupata dai Francesi il 18 marzo 1797 e nella città si tennero gli incontri tra i plenipotenziari austriaci e Napoleone, che ebbero luogo nel palazzo dei conti Antonini, in piazza Patriarcato. Il 9 gennaio del 1798, Udine venne occupata dagli Austriaci, sino al 1805, quando tornarono i Francesi.
Nel 1807 Napoleone ritornò in visita alla città e fu ospitato ancora a palazzo Antonini-Belgrado. I Francesi lasciarono la città nel 1813 e dopo la Restaurazione, Udine e tutto il Friuli occidentale entrarono a far parte del Regno Lombardo-Veneto.
Il 23 marzo 1848 Udine insorse contro gli Austriaci i quali, si ritirarono tranquillamente a Gorizia. Il 20 aprile, le truppe austriache assediarono Udine che, dopo un bombardamento d’artiglieria, si arrese. Considerata ormai città austriaca, il governo favorì la nascita di varie industrie. Il 25 luglio 1866, nella terza guerra d’indipendenza, le truppe italiane giunsero in Friuli ed entrarono in città. In seguito, dopo un plebiscito il Friuli si riunì all’Italia.
Nel 1888 a Udine venne inaugurata l’illuminazione pubblica realizzata da Arturo Malignani: Udine fu la seconda città in Italia e la terza in Europa a potersi vantare di tale realizzazione. Lo sviluppo ferroviario fece della città un importante nodo di traffico. Economicamente vivace e tesa ad uno sforzo di modernità, a cavallo dei due secoli Udine è la città con più addetti all’industria di tutto il Veneto.
Disegno raffigurante Napoleone che attraversa il Tagliamento nel 1805.
Udine bombardata nella I Guerra Mondiale. In particolare, le Case Angeli di Piazza XX Settembre.
Udine era anche terra di confine e il 15 luglio 1909 viene deliberata la costituzione in città dell’8° Regg. Alpini. Il 1° ottobre di quello stesso anno il reggimento prende vita, costituito dai Btg.: Tolmezzo, Gemona e Cividale, di nuova costituzione.
Con lo scoppio della I Guerra Mondiale, si trovò a ridosso del fronte e Cadorna pose a Udine la sede del Comando Supremo, alloggiato nel Liceo Stellini. Il re Vittorio Emanuele III stabilì la sua residenza in Villa Italia a Martignacco. Venne bombardata più volte dagli aerei austriaci (foto a fianco) e a sua difesa operarono gli assi dell’aviazione Francesco Baracca e Folco Ruffo di Calabria.
In seguito della rotta di Caporetto, il 29 ottobre 1917 Udine venne occupata dalle truppe tedesche, che, raggiunte da quelle austriache, saccheggiano la città per alcuni giorni. Dopo un anno di dure privazioni e requisizioni, il 3 novembre 1918 le truppe Italiane liberano Udine. Il Friuli uscì stremato e devastato dalla guerra. La fine della guerra portò un grande ampliamento della provincia di Udine, perché furono aggregati provvisoriamente tutti i comuni appartenenti alla Venezia Giulia, che nel 1927 formeranno la provincia di Gorizia. Udine vedrà negli anni Venti e Trenta una vivace crescita demografica ed urbanistica.
Il 22 maggio 1940 venne inaugurato il Tempio Ossario per ospitare le salme di più di 20.000 caduti nella Grande Guerra, quando alle porte c’è già la seconda. Partiranno da Udine i molti giovani in divisa, per combattere nelle sabbie del Nordafrica, sui monti della Grecia e nel gelo della Russia.
Dal settembre 1943 al aprile 1945 Udine fu occupata dalle truppe tedesche ed inglobata con altre province nel III Reich, nella regione del Littorale Adriatico. Eccidi di patrioti, bombardamenti, miseria e fame si susseguirono in quei duri mesi sino alla liberazione del primo maggio 1945.
Il 14 giugno 1947, con Decreto Presidenziale, la città di Udine fu decorata con medaglia d’oro al valor militare. Nel dopoguerra ci sarà un nuovo sviluppo urbanistico, con scelte talvolta infelici che portarono a molte demolizioni di testimonianze del passato, dettate dalla stima di crescita futura basata sulla tendenza dei decenni precedenti.
La città invece avrà uno sviluppo costante e dinamico, ma meno tumultuoso di quello del primo Novecento. Diverrà sede di importanti istituzioni militari. Altro momento memorabile fu il 16 settembre 1972, quando Udine fu visitata da papa Paolo VI in occasione del Concilio Eucaristico Nazionale.
La sera del 6 maggio 1976 alle 21, una scossa di terremoto durata 55 secondi colpì il Friuli devastando la pedemontana della regione. In città non si ebbero vittime o grandi crolli, ma il Castello fu gravemente lesionato. Inoltre crollò un cornicione della basilica della Madonna delle Grazie, sfondando il tetto del chiostro. Subito però si iniziò la ricostruzione del Friuli.
Veduta dall'alto della città negli anni Settanta.
Avvicinandoci ai giorni nostri: nel 1977 venne fondata l’Università di Udine; nel 1983 si tennero numerose celebrazioni per il millenario della città, tra cui l'adunata nazionale degli alpini e la tappa conclusiva del Giro d'Italia. Nel 1990 fu sede di alcune partite dei mondiali di calcio. Il 3 maggio 1992 accolse papa Giovanni Paolo II durante la sua visita in Friuli Venezia Giulia.
Nel maggio 1996 si tenne la 69a Adunata Nazionale degli Alpini. Nel 1999 e nel 2009 si è celebrato solennemente rispettivamente il 50° e il 60° anniversario della brigata alpina Julia, con festeggiamenti e parate per le vie cittadine. Nel maggio 2023 ha ospitato nuovamente la 94a adunata nazionale degli alpini.
Viaggio in Friuli Venezia Giulia - AFIP