di Giorgio De Zorzi
Il toponimo Arba deriva probabilmente dal latino “hèrba” che significa erba, ma potrebbe derivare anche dal latino “arvum”, campo, nel plurale “arva” .
In epoca preistorica le attività antropiche nella zona sono testimoniate dai tumuli funerari rinvenuti in località Marcisinas, a sud dell’abitato di Arba, che risalgono al II millennio a.C.. Il nucleo originario del paese di Arba probabilmente si costituì nel periodo posteriore alla guerra gotica, tra il periodo longobardo e quello franco, con la costruzione di una cortina difensiva centrale, di cui però abbiamo perso le tracce.
Per lo più la storia di Arba si identifica con quella del Castello di Meduno di cui faceva parte come giurisdizione. Il riferimento più antico di Arba si trova in un documento risalente al 1186, dove si legge “… curtem et villam de Arba cum omnibus pertinentiis suis”, che papa Urbano III inviò al vescovo Gionata. Troviamo inoltre citato un “Armanno de Arba” nel 1292. Divenne parrocchia fra il 1293 e il 1317. Il 24 maggio 1498 la vicinìa della villa di Arba stabilì di solennizzare il giorno di S. Urbano.
Nel 1516 il pievano era don Leonardo Grassi che era anche pievano a Paese (provincia di Treviso) e che dopo un anno rinunciò a questo beneficio mettendosi a disposizione di papa Leone X. Il priore del Monastero di Santa Maria Maggiore di Treviso, essendo in ristrettezze finanziare e assai mal ridotto, implorò il papa che gli fossero concessi i benefici vacanti del Grassi.
L’11 settembre 1517 il papa incorporò questi due benefici al monastero suddetto. Solo nel 1770 questi privilegi verranno soppressi e la nobile famiglia Querini, avendo acquistato le rendite e i diritti del monastero, avrà, finché si estinse il diritto di giurispatronato, anche quelli della chiesa di Arba.
Nel 1630 si abbatte anche su Arba la grande carestia descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi e la fame uccise molti abitanti. Nel 1760 circa venne abbattuta la cinta muraria e con il materiale di risulta si costruì una casa per il cappellano. Nel 1836 si cominciò la costruzione della nuova chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo. Il 19 novembre 1866 il comune di Arba venne ufficialmente annesso al Regno d’Italia, in quanto facente parte delle Venezie.
L’economia fu sempre quasi esclusivamente agricola, ma di un’agricoltura povera conseguenza della sua posizione sui terreni ghiaiosi e permeabili dei magredi, tra il Cellina e il Meduna che non consentono buoni raccolti di fieno o altre colture differenziate. Gli arbesi furono da sempre considerati abili muratori, artigiani e terrazieri e con questi mestieri cercarono fortuna per lo più all’estero. A cavallo tra Ottocento e Novecento si registrò un consistente movimento migratorio verso paesi europei e verso gli Stati Uniti. Si sviluppò contemporaneamente la coltura del baco da seta tanto che nel 1887 si descrive la comparsa di una tettoia adibita a filanda, della superficie di 60 mq.
Il censimento del 1901 registra ad Arba 1765 abitanti. In questi primi anni del Novecento viene fondata una Società Operaia, ma non vi sono altri enti mutualistici o cooperativi e il tessuto economico continua a risultare assai povero.
La chiesa di San Gottardo a Colle di Arba dopo il terremoto del 1976, con l'orologio fermo all'ora del sisma. Foto Giuliano Borghesan.
Qualcosa cambiò qualche anno dopo con la fondazione della latteria sociale, tanto che nel 1910 il comune acquistò Casa Faelli e vi trasferì la propria sede, cedendo le stalle ad uso di magazzino per i formaggi.
Arba nella prima Guerra Mondiale ebbe 17 caduti in combattimento e altri 15 per cause correlate. Nel primo dopoguerra si ebbe una spinta alla modernizzazione ed una razionalizzazione delle risorse con la costituzione del Consorzio di Bonifica Cellina-Meduna con sede a Pordenone, nato per lo sfruttamento idroelettrico del Meduna, in società con la SAICI. Questo porterà anche numerosi vantaggi per l’irrigazione, in quanto prenderà in carico il locale sistema idrico e, con decreto del 20 marzo 1933, anche il costituendo Consorzio delle rogge di Arba, Rauscedo e Domanins. Dal 23 aprile 1934 vennero inglobate ulteriori rogge e corsi d’acqua.
Si giunse alla Seconda Guerra Mondiale durante la quale Arba registrò 11 caduti, di cui 3 partigiani, un civile deportato in Germania e cinque dispersi in Russia. Un partigiano di Sequals morì qui il 28 aprile 1945, come ricorda una lapide posta su una casa in riva al Meduna: si chiamava C. Collesan, nome di battaglia “Alfio”.
Durante il periodo di governo alleato nascono varie istituzioni per provvedere a sfollati e reduci. La situazione alla fine del conflitto è grave. Ci sono più di 400 disoccupati ed il comune è privo di risorse. Si cerca quindi in qualche modo di avviare una ripresa economica.
Viene soppressa dal Consorzio di Bonifica la roggia dei Mulini, portando alla chiusura del mulini Zatti e Colle, realtà dal passato importante ma che ormai l’elettrificazione aveva reso obsolete. Anche ad Arba infatti ci fu già nel 1933 la fondazione di un mulino a cilindri, attività che serviva una superficie di 9000 mq.
In questi anni viene fondato un CRAL dell’ENAL (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) e l’Associazione Sportiva Arbese. Si riprende l’emigrazione verso l’estero e specie verso la Francia dove era stata creata una rete di contatti nella zona di Suresnes (Seine). Nel 1951 un emigrante arbese, Carlo Di Giulian, che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti, finanza la creazione di alcune opere di beneficenza e una scuola professionale per formare i giovani e consentire loro di collocarsi in modo migliore nei paesi di emigrazione.
Nel 1968 si costituì la provincia di Pordenone e Arba ne entrò a far parte ufficialmente il 6 aprile. Nel terremoto del Friuli del 1976, Arba fu colpita dal sisma, registrando numerosi danni. Nel 1984 un gruppo di venticinque arbesi ha costituito la Pro loco di Arba, tesa a promuovere attività artistiche, culturali e sportive.
Bibliografia e sitologia per la storia di Arba (PN)
Siti:
https://instrada.wordpress.com/storia-di-arba
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