di Giorgio De Zorzi
San Leonardo, comune in provincia di Udine, si trova nella zona detta delle Valli del Natisone e appartiene alla cosidetta Slavia Friulana.
Le notizie sulle popolazioni che abitarono queste zona in epoca preistorica ed antica sono assai scarne. Riguardo all’epoca romana, sono da annoverare tra le testimonianze archeologiche i resti rivenuti presso la chiesetta di San Silvestro in località Cemur (A. Tagliaferri, 1986) e una moneta del III secolo d.C. in località Cernizza (M. Bozzi, 1982).
Durante il VII secolo giunsero in Italia gli Avari, popolazione slava proveniente dalle steppe asiatiche, che si stanziò, assieme ad altre di simile origine, ad ovest del Danubio, sino alla pianura padana e friulana, creando le condizioni etnolinguistiche attuali della Slavia Friulana. Giunti attraverso i valichi di Polava, di Solarie e di Clinaz, intrapresero varie attività di tipo agricolo-pastorale. Si scontrarono con i Longobardi che sconfissero in alcune battaglie ma che non riusciarono a scalzare dal Friuli. Gli Avari si accordarono infine con i Longobardi per stabilirsi nella zona collinare sopra la pianura, provocando tuttavia la decadenza del ducato di Cividale che diverrà una marca di confine.
La prima citazione di San Leonardo che conosciamo si trova su un documento del 1257. All’epoca la zona alla confluenza delle valli dell’Erbezzo e del Cosizza, dove oggi sorge San Leonardo, era tra i possedimenti sottoposti alla Gastaldia di Cividale. In questo periodo si ricorda come signore un tale “Henricus dictus Birbiz” di Cividale.
In seguito, sul finire del Patriarcato e con il governo veneziano, l’assetto feudale di queste zone si modificò in un governo assembleare autonomo, detto Arengo, formato dai capifamiglia, che fino a tutto il Settecento, amministrava in accordo con Venezia le questioni pratiche della popolazione, ma anche aspetti amministrativi e giudiziari. Questa assamblea si chiamava anche “Banca di Merso”, aveva giurisdizione su più valli e la consuetudine, simile in molti paesi del Friuli, di riunirsi attorno ad una lastra di pietra, sotto un antico tiglio, vicino la Chiesa di Sant’Antonio Abate, posta appena fuori dell’abitato di Merso di Sopra, verso ovest. Un simile consiglio c’era anche ad Antro di Pulfero. A compenso di questa autonomia, le popolazioni costituivano delle milizie per vigilare sul confine nord-orientale della Repubblica di Venezia.
Le due Banche di Antro e Merso si riunivano una volta l’anno insieme nel Grande Arengo, nei pressi della chiesetta di San Quirino di San Pietro al Natisone, per trattare gli interessi generali di tutta la Slavia friulana.
San Leonardo fu anche una delle pievi di riferimento delle Valli del Natisone. Fondata prima del XII secolo, questa erano incorportata giuridicamente nel Capitolo di Cividale e così rimase sino Concilio Vaticano II. Fino al XX secolo, quella di San Leonardo e quella di San Pietro, furono le uniche due parrocchie di tutte le Valli del Natisone.
Con l’arrivo dei Francesi e la relativa caduta della Repubblica di Venezia, fu inposto il sistema amministrativo napoleonico che soppresse ogni autonomia. Nel 1807 San Leonardo risulta appartenere al Regno Italico, Dipartimento di Passariano, Distretto di Cividale (il IV), Cantone di San Pietro degli Schiavoni (il II).
Con l’amministrazione asburgica divenne Comune di III classe (a cui capo c’era il Convocato degli Estimati, un consiglio dei principali proprietari), all'interno del Distretto di San Pietro, il XIV della Provincia del Friuli (il XIII dal 1818). Nel 1819 il Convocato viene sostituito da un consiglio senza però proprio ufficio.
Anche in quest’epoca ci furono diversi atti di ribelione all’imposizione del nuovo sistema amministrativo e delle relative tasse. Nella Slavia friulana ci furono addirittura casi di linciaggio degli ufficiali della finanza austriaca. Nel 1830 San Leonardo contava 1471 abitanti, che nel 1862 diventano 2163.
La Slavia Friulana e con essa San Leonardo seguirà nel 1866 le sorti del Friuli occidentale, unendosi dopo plebiscito al Regno d’Italia. Durante la prima guerra mondiale le Valli del Natisone e i suoi comuni si trovarono a ridosso del fronte. Verranno interessate per prime dall’invasione dopo lo sfondamento del fronte a Caporetto nell’ottobre del 1917.
Il 25 ottobre 1918, sul finire della guerra, Mons. Luigi Faidutti, orignario di San Leonardo, deputato presso il parlamento di Vienna del partito Popolare Italiano per il collegio di Gorizia 5-Cormòns, ribadì la richiesta dell'autonomia e del diritto all'autodeterminazione per il popolo friulano con un famoso discorso, che concluse con le prime e ultime parole pronunciate in friulano al parlamento austriaco: «Se ducj nus bandonin, nus judarìn bessôi. Dio che fedi il rest. No uarìn che nissun disponi di nô, sensa di nô.» (Se tutti ci abbandonano, ci aiuteremo da soli. Dio faccia il resto. Non vogliamo che nessuno disponga di noi, senza di noi).
Durante la Seconda Guerra Mondiale la zona fu teatro di un’intensa lotta partigiana. A San Leonardo sul finire del settembre del 1943, ci fu un’importante incontro tra i partigiani delle divisioni Garibaldi e Osoppo Andrea (Mario Lizzero) e Somma (Fermo Solari) con i comandanti sloveni per il futuro assetto del Friuli. La richiesta degli jugoslavi agli italiani di spostarsi oltre il Tagliamento fu rifiutata.
La triste pagina di storia della Seconda Guerra Mondiale si concluse con un fatto di sangue avvenuto a conflitto terminato. Il 3 settembre 1945 il sindaco del paese, dott. Giuseppe Penasa, e la moglie furono uccisi da una raffica di mitra mentre passeggiavano nei boschi vicini all’abitato. Non fu mai chiarito se la natura del delitto fosse di matrice politica o per interessi privati.
Nel dopoguerra le Valli del Natisone basarono la propria economia prevalentemente sull’attività agricola, che con il tempo, a causa dello spopolamento venne via via a decrescere di volume.
Con D.P.R. del 26 marzo 1963 furono concessi al comune di San Leonardo gli attuali stemma e gonfalone.
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