di Giorgio De Zorzi
L’etimologia del nome di Artegna ha dato origine a varie interpretazioni. Per alcuni potrebbe derivare da "arx-nea", cioè rocca nuova, mentre per altri da Ara Thenae e quindi "Arthenia" ara di Diana. Per altri ancora dalla fusione di due toponimi celtici “ar” acqua e “dun” collina a significare collina sopra l’acqua. L’antica Ardun potrebbe essere stata più tardi latinizzata in Arthenia.
Il colle di San Martino, sovrastante Artegna, risulta abitato già in epoca romana. La sua posizione dominate la pianura friulana, si prestava magnificamente come postazione di vedetta per vigilare la strada romana che portava al Norico.
Numerosi sono i reperti archeologici rinvenuti nelle varie località del comune: numerose monete, lacrimatoi, spille e punte di frecce. Sin dall’epoca longobarda Artegna aveva una salda torre in vetta al colle S. Martino. Poi i nobili d’Artegna costruirono il castello e la chiesa di S. Martino.
Artegna nel 1880.
Fra i signori d’Artegna e i Patriarchi i rapporti erano molto buoni ma si guastarono sotto Gregorio da Montelongo quando Guarnerio d’Artegna, d’accordo con il duca di Carinzia, attaccò l’abitato di Tricesimo. Il Patriarca, allora, con le sue truppe conquistò il castello. Artegna tentò più volte di ribellarsi, ma fu sempre domata. Nel 1307 il maniero fu preso in possesso dal conte di Gorizia Enrico II, due anni dopo ritornava al Patriarca e nel 1313 era di nuovo in mano al conte. Queste continue lotte per il suo possesso attestano la sua importanza strategica.
Al tempo del Patriarca Bertrando di San Genesio, Artegna fu incorporata nella gastaldia di Gemona e ciò fu mal sopportato dagli abitanti che rivolsero pressanti appelli al Patriarca affinché li liberasse da quel vincolo. Ma non furono ascoltati. Anzi, il successore di Bertrando, Nicolò I di Lussemburgo, confermò in forma solenne i privilegi ai Gemonesi.
Questi, causa delle continue sommosse, chiesero al Patriarca di demolire il pericoloso maniero ed esso fu abbattuto nel 1382. Fu riedificato in seguito, ma nuovamente incendiato e distrutto. Nell’agosto del 1408 in conseguenza alla grande festa religiosa per la consacrazione dell’altare maggiore della chiesa di San Martino, gli arteniesi tentarono ancora una volta di ricostruirlo ma non riuscirono a portare a compimento l’opera. Qualche anno dopo fu lo stesso Patriarca a ricostruirlo, al tempo delle ultime lotte contro la repubblica di Venezia.
Con il governo della Serenissima, nel 1448 Artegna passava alla dipendenze di Giacomo Savorgnan che aveva ottenuto l’investitura. Seguirono quindi anni tranquilli sino alla caduta di Venezia. I Francesi il 5 maggio del 1797 decretarono la divisione di Artegna da Gemona ed il paese divenne così libera municipalità.
Gli Austriaci nel 1816 assegnarono Artegna al distretto di Gemona, ma ormai i tempi erano cambiati ed il fatto fu accettato dagli arteniesi.
Nel 1866 Artegna fu annessa al Regno d’Italia. Nel 1875, con la costruzione del tratto ferroviario Udine-Gemona, fu costruita la stazione. Nel 1878 si costituì la banda musicale.
Durante la Prima Guerra Mondiale presso il monte Faeit fu posta una batteria da quattro cannoni, inserita nella difesa del Medio Tagliamento. Dopo la rotta di Caporetto, tre divisioni austro-tedesche puntarono dall’Isonzo al Tagliamento tramite la direttrice di Gemona, che era la più breve tra i due fiumi. Si combattè nel gemonese e nella zona di Artegna un’aspra battaglia in cui le truppe italiane cercarono di frenare l’avanzata.
Il 27 gennaio 1928 viene fondato dal cav. Eugenio Siega il Gruppo Alpini di Artegna. Il 9 dicembre di quello stesso anno venne soppresso il comune di Montenars (UD) e il suo territorio accorpato a quello di Artegna.
La Seconda Guerra Mondiale sino al 1943 riguardò Artegna per i suoi cittadini che furono richiamati e inviati nei vari fronti di guerra, per lo più inquadrati nelle truppe alpine. Dopo l’armistizio nel Settembre ‘43, vi fu l’occupazione tedesca. Alla stazione fermarono spesso treni carichi di deportati, militari ed ebrei, che andavano verso i campi di concentramento della Germania. All’occupazione tedesca si aggiunse in seguito quella dei Cosacchi.
A questo riguardo ad Artegna successe un fatto rilevante, perché fu qui che l'Atamano gen. Pjotr Nikolajevic Krasnov, tra le massime autorità dei cosacchi collaborazionisti, fu esautorato dal generale atamano Timofey Ivanovic Domanov comandante l’armata cosacca (successo al generale Pavlov morto in circostanze misteriose) alla presenza del comandante delle SS Odilo Globočnik. Il 28 aprile 1945 le truppe partigiane occuparono Artegna, mentre tedeschi e cosacchi muovevano verso l’Austria.
Finita la guerra si cercò di far rinascere la comunità e di avviare la ripresa economica. Il 9 gennaio 1947 venne ricostituito il comune di Montenars con il suo vecchio territorio, scorporandolo da Artegna. In quegli anni nasce anche la locale sezione della Società Alpina Friulana e nel 1948 Il Gruppo Alpini di Artegna.
Il Castello di Artegna nel 1944. (Foto della Sprintendenza).
Artegna, che si trovava in prossimità dell’epicentro, è stata quasi completamente distrutta dal terremoto che colpì il Friuli nel maggio 1976. Il comune ebbe 35 morti con il 90% delle case inagibili.
La ricostruzione fu avviata con tenacia e portata presto a termine, creando nuovi edifici civili. Tra questi è da segnalare il Centro Civico realizzato tra il 1980-81 su progetto di Adriano Conti ed in seguito il Nuovo Teatro Monsignor Lavaroni nel 1996.
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