di Giorgio De Zorzi
Il nome Majano, comune in provincia di Udine, deriva da un toponimo prediale latino in –anu, da Malius. Esso testimonia le origini romane della zona, confermate dai numerosi reperti archeologici ritrovati. In età antica il territorio era infatti popolato da coloni latini, mentre attorno rimaneva forte la componente celtica, evidente nei toponimi locali e nello stesso nome del torrente Gallia (Gjàlie). Con il tempo la romanizzazione si completò, e il paesaggio fu scandito da ville rustiche e poderi. Lo stanziamento longobardo lasciò tracce significative, come la necropoli e casaforte di San Salvatore, sede di una curtis longobarda (una sorta di grande fattoria che garantiva protezione ai suoi abitanti).
La prima menzione storica di Majano risale al 781, quando Carlo Magno donò al patriarca Paolino di Aquileia un vasto territorio comprendente anche Buja e le terre circostanti, donazione confermata poi da Ottone II nel 983. In seguito, nel 1199, l’ospedale templare di San Tomaso venne arricchito dalla donazione di Artuico di Varmo, che riservò per sé parte dei diritti feudali.
Durante il Medioevo il territorio majanese era suddiviso tra varie comunità e signorie, con castelli che segnarono la storia di rivalità e assedi: Susans, Pers e San Salvatore furono più volte attaccati e ricostruiti. Nel 1313, durante le lotte tra feudatari e Patriarca, le truppe di Giovanni Babanic, conte croato cognato del conte di Gorizia, devastarono Susans e Pers, nel 1350 gli Udinesi presero Pers, mentre nel Quattrocento le scorrerie turche e le guerre della Lega di Cambrai portarono nuove distruzioni. Nel 1511 la famosa rivolta contadina del Giovedì Grasso incendiò vari manieri, tra cui Susans.
Solo con l’arrivo dei Francesi e la riforma napoleonica, Majano divenne centro comunale delle borgate circostanti, unendo amministrativamente realtà fino ad allora autonome. L’Austria mantenne questo ordinamento fino al 1866, anno dell’annessione al Regno d’Italia.
Tra Ottocento e Novecento Majano conobbe trasformazioni importanti: nacquero fornaci, attività estrattive, opere pubbliche; la popolazione, prevalentemente agricola, cominciò a emigrare soprattutto verso l’Europa centrale. Intanto si affermavano anche società mutualistiche, scuole e iniziative culturali.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo della Resistenza, il territorio fu teatro di incontri e accordi tra le brigate Garibaldi e Osoppo. Nel dopoguerra iniziò un rapido sviluppo industriale, con opere pubbliche come scuole, strade e acquedotti, e la nascita di aziende di rilievo internazionale, come la Snaidero.
Il 6 maggio 1976 un devastante terremoto colpì il Friuli e distrusse gran parte di Majano, causando 130 vittime. Nonostante la tragedia, la comunità seppe risollevarsi: la ricostruzione portò nuove scuole e strutture pubbliche.
Oggi Majano rappresenta una comunità che, pur avendo vissuto invasioni, guerre e terremoti, ha saputo trasformarsi e crescere, mantenendo vive le tradizioni e valorizzando il proprio patrimonio storico, culturale e naturale, in equilibrio tra sviluppo industriale e tutela dell’ambiente.
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